Tumore diagnosticato in ritardo: sì al risarcimento danni

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Tumore diagnosticato in ritardoUn tumore diagnosticato in ritardo, tre gradi di giudizio e infine il risarcimento danni.

Si è da poco conclusa la triste vicenda di una donna palermitana, deceduta in seguito a un carcinoma alla testa dell’utero diagnosticato in ritardo dai sanitari. I famigliari della vittima si sono battuti a lungo per ottenere giustizia e infine la Cassazione ha dato loro ragione e sancito un congruo risarcimento danni.

  • Tumore diagnosticato in ritardo: la mancata o tardiva diagnosi ha fatto perdere chances di vita alla donna

E’ stata la Terza Sezione Civile della Cassazione a stabilirlo. Essa ha infatti deciso che il ritardo nella diagnosi, e quindi nell’individuazione del carcinoma, abbia fatto perdere chance di vita alla donna, anche se solo per un breve periodo. Questa mancata o tardiva diagnosi del tumore (quindi di una patologia terminale) comporta necessariamente la responsabilità medica del professionista. E questo, come continua la Cassazione, prevede il risarcimento del danno morale terminale che è stato patito dalla donna, risarcimento che può essere richiesto dagli eredi della vittima.

  • Tumore diagnosticato in ritardo: la donna aveva ripetutamente segnalato al proprio ginecologo episodi di perdite di sangue, ma il medico aveva sottovalutato la situazione

Il caso in questione è avvenuto nei primi anni ’90. Come detto, la sfortunata interessata è stata una donna di Palermo. Il ginecologo di quest’ultima aveva ritardato la diagnosi di un tumore alla cervice dell’utero. Questo tipo di tumore è molto violento e quasi sempre porta al decesso del paziente. La donna aveva ripetutamente segnalato al proprio ginecologo episodi di perdite di sangue, ma il medico aveva sottovalutato la situazione. Nonostante questo, la Corte d’Appello di Palermo aveva negato che ci fosse un nesso causale tra la condotta del medico e le sofferenze subite dalla paziente: negando quindi il risarcimento danni agli eredi.

  • Tumore diagnosticato in ritardo: che aver anche solo negato la possibilità di un intervento palliativo, è sufficiente per poter riconoscere il risarcimento danni agli eredi della paziente

La Cassazione invece ha stabilito che aver anche solo negato la possibilità di un intervento palliativo, a causa del ritardo nella diagnosi, e quindi l’opportunità di alleviare quantomeno le sofferenze della donna, sia sufficiente per poter riconoscere il risarcimento danni agli eredi della paziente. Per questo ora i parenti della vittima, dopo la loro battaglia giuridica, possono vedere loro riconosciuto ciò che la donna ha dovuto patire per via del ritardo colposo dei sanitari.

Dott. Claudio Bonato

AL Assistenza Legale

www.alassistenzalegale.it

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