Internet da infrastruttura anarchica a istituzione regolata

Tu sei qui:
Internet da infrastruttura anarchica a istituzione regolata

Sembra ormai divenuta inevitabile e ragionevole la regolamentazione di Internet, nata come infrastruttura neutrale e anarchica ma ora divenuta strumento universale di accesso alle informazioni. Internet necessita di regole di trasparenza, interoperabilità e sicurezza per tutti i cittadini del pianeta.

Il fenomeno mondiale di Internet, essendo storia recente, resta ancora in larga misura inesplorato. Nel serrato dibattito tra fautori della neutralità e libertà senza regole e quelli della regolamentazione istituzionale, tra apocalittici e integrati, tra catastrofisti e ottimisti, credo che si debba seguire la più ragionevole linea di pensiero sulla necessaria evoluzione della Rete da infrastruttura neutrale e anarchica a istituzione di mercato regolamentata e dotata di autonomia economica.

Il Web non sarà mai sede di vere libertà finché non avrà una regolamentazione economica e giuridica. Non solo per gli indiscutibili aspetti di interesse pubblico come la fruizione di servizi sociali quali sanità, previdenza, istruzione, etc., ma anche per il pieno e sicuro esercizio dei diritti individuali di manifestazione del pensiero e di iniziativa economica.

Si parla di “cittadinanza digitale” a proposito di come l’individuo si relaziona con i pubblici poteri ed esercita i sui diritti di cittadinanza. E si parla di “identità digitale”, che si esprime nei social networks con il fenomeno della moltiplicazione delle identità virtuali e dell’appartenenza a “gruppi” di condivisione di interessi comuni. Ma resta il fatto che, così come è oggi, la Rete funziona in maniera asimmetrica e distorsiva. Polarizza il valore economico a Ovest, verso gli USA, e a Est, verso la Cina, lasciando alla nostra Europa solo le briciole, e all’Italia le briciole dell’Europa. Questo è stato sottolineato al convegno “La libertà su Internet”, organizzato dalla Fondazione Piero Calamandrei a Roma il 13 ottobre 2010, dal prof. Carlo Alberto Carnevale Maffè, della Scuola di Direzione Aziendale – Università Bocconi. Le sue parole sono purtroppo ancora attuali a distanza di sette anni.

Sotto il profilo economico Internet, per la sue caratteristiche di ubiquità, permanenza e assenza di costi, è divenuta una piattaforma di scambi multilaterali, produttiva di esternalità informative sia positive, come i servizi a valore aggiunto e l’interoperabilità delle reti di comunicazione elettronica, che negative, come quelle dell’affollamento di traffico e dei contenuti spazzatura. In questa situazione ogni ideologia di network neutrality sulla neutralità della Rete non paga. Internet deve diventare una nuova istituzione, un sistema operativo sociale. Come sono stati da ultimo riconosciuti, prima la radio e poi la televisione, servizi di media radiofonici e audiovisivi (http://lab.iulm.it/?s=Bonomo), così anche Internet dovrà essere riconosciuta e regolamentata tra i nuovi media. Verrà riconosciuto come medium istituzionale universale, di accesso tendenzialmente wireless, con una qualità di servizio garantita a tutti e tramite le risorse frequenziali più efficienti.

E la priorità non deve essere tanto la velocità o la “banda larga”, quanto la permanenza, la pervasività e la sicurezza. La Rete si aggiunge ai – dunque non elimina i – luoghi di incontro e di aggregazione tradizionali, dalla piazza alla spiaggia, dal cinema al concerto. Grazie ad essa i singoli sono meno isolati e le differenze economiche, sociali e culturali pesano assai meno che in passato.

                                                                           avv. Giovanni Bonomo

image_pdfScarica articolo in formato PDF