Brexit e diritto d’autore, che cosa cambia.

Tu sei qui:
Brexit e copyright

Brexit e copyright

Fino al divorzio effettivo, a partire dal 29 marzo 2019 e con un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2020, del Regno Unito dall’Unione Europea, la situazione nel campo della proprietà intellettuale e del diritto d’autore resta immutata. Tuttavia è utile interrogarsi fin d’ora sulle conseguenze di Brexit che, anche se non immediate, possano ostacolare il progetto di armonizzazione europeo.

Vi abbiamo parlato, per alcuni aspetti della tutela autorale, dell’impegno, da parte del legislatore comunitario, di adeguare il diritto d’autore alle nuove tecnologie e all’ecosistema digitale. Da ultimo mi sono occupato della discussa direttiva del copyright e dei lavori in proposito del Parlamento europeo rimandati a settembre.

Su Brexit di certo si sa solo una data: 29 marzo 2019. Una data di partenza del periodo transitorio di 21 mesi, quindi fino al 31 dicembre 2020, per i necessari “adeguamenti” in vista dell’uscita ufficiale della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Per il resto nulla si conosce circa tempistiche e negoziazioni: come stanno andando le relazioni tra Regno Unito e Unione Europea? Quali accordi si stanno facendo con il Parlamento britannico per i settori del commercio, del turismo e della stessa cittadinanza, considerando i cittadini europei che vivono in gran Bretagna e quelli britannici che vivono in Europa?

Si sente dire che l’unico scenario realistico è di una “Brexit soft”, nel senso che ill Regno Unito resterebbe nel mercato unico senza far parte della Unione Europea, come già avviene per Norvegia, il Liechtenstein e l’Islanda. Sul tema è in atto uno sconto all’interno dello stesso partito conservatore e di governo dei Thories di Theresa May: le dimissioni di David Davies, ministro pro Brexit e di Boris Johnson, ministro degli Esteri, è la prova di una guerra in atto tra moderati da una parte, tra cui la stessa May, fautori di un’uscita soft e, dall’altra parte gli “hard brexters”, come sono appunto Johnson e Davies.  Vero è che una Brexit soft sarebbe contraddittoria rispetto alle ragioni per le quali i britannici hanno votato per l’uscita dall’UE: sovranità nazionale e controllo dell’immigrazione.

Invero, se la Gran Bretagna restasse nel mercato unico senza fare più parte della UE, dovrebbe garantire la libera circolazione delle persone, delle merci e dei capitali: rinunciando quindi a quei due obbiettivi fondamentali. E’ quindi più verosimile che, in seguito alla Brexit, il Regno Unito non potrà più beneficiare di certe misure transfrontaliere e di alcune norme speciali europee. Come del resto viene annunciato dalla Commissione europea in data 28 marzo 2018 in premessa ad una Notice sulle conseguenze derivanti da Brexit in materia di copyright. E veniamo qui al nostro tema.

Ricordiamo che il diritto d’autore nasce con la creazione stessa dell’opera dell’ingegno, senza formalità costitutive come avviene per le privative industriali (marchi, brevetti, design), non abbisognando di aggiustamenti o rivalidazioni in ordinamenti diversi. L’armonizzazione europea è stata per questo meno estensiva rispetto ad altri diritti di proprietà intellettuale e il copyright resta disciplinato in ciascun ordinamento nazionale degli Stati membri sia a livello sostanziale che procedurale di enforcement.

Si è espresso in proposito sul finire allo scorso anno 2017 il CIPA Charted Institute of Patent Attoneys, organismo dei consulenti di proprietà intellettuale britannici, in un paper dedicato agli effetti di Brexit sui diritti di proprietà intellettuale: “Copyright is in general not subject to EU harmonization and no changes to copyright law are expected as an immediate consequence of exit from the EU”, specificando che il Regno Unito continuerà a proteggere il copyright nel rispetto della Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche.

Ma già pochi mesi prima, in un comunicato estivo di agosto dell’IPO Intrellectual Property Office britannico si legge: “The UK is a member of a number of international treaties and agreements. This means that UK copyright works (such as music, films, books and photographs) are protected around the world. This will continue to be the case following our exit from UE”. Un proposito coerente, del resto, con gli obiettivi di armonizzazione della Commissione europea e con la proposta di direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale: per non restare escluso da tale “mercato” è probabile che il Regno Unito incorporerà le nuove norme comunitarie in proprie legge nazionali.

Tutto ciò dipenderà dai termini delle future negoziazioni, come di seguito precisato: “While the UK remains in the EU, our copyright laws will continue to comply with the EU copyright directives. (…). The continued effect of EU Directives and Regulations followiing our exit from the EU will depend on the terms of our future relationship”.

Bisogna però considerare che l’approccio anglosassone al copyright non è del tutto allineato a quello di diritto d’autore del modello continentale europeo: mentre il sistema di common law dà rilievo ai diritti patrimoniali della opera protetta e all’investimento economico sottostante, il sistema di civil law, retaggio dall’Illuminismo e dalla Rivoluzione Francese che pongono al centro la persona, pone l’accento sui diritti morali e di paternità e al risarcimento dei danni conseguente alle violazioni.

In ogni caso il legislatore britannico, in seguito all’uscita dall’Unione Europea, non sarà più chiamato a discutere sulle future direttive UE, così come i tribunali britannici non dovranno più uniformarsi alle sentenze della Corte di Giustizia in materia.

Avv. Giovanni Bonomo – ALP

Brexit e diritto d’autore, che cosa cambia.
Articolo di Giovanni Bonomo

 

 

 

 

 

 

image_pdf Scarica articolo in formato PDF